di Rinaldo Critelli
Giornalista Tutto Sport
Riflettevo nei giorni scorsi ricevendo ahimè, triste conferma. Negli appuntamenti importanti, tranne qualche rarissima eccezione, la Vigor Lamezia ha sempre toppato, magari pur meritando il contrario. Un Dna purtroppo negativo, ancora più triste ammetterlo. A memoria ricordo la delusione di Cavese-Vigor Lamezia; un triangolare play off con Vittoria (staccato di 20 punti) e Siracusa (di 12) perso a favore della prima. Per non parlare di un play off (2011-12), di quelli seri, con annessa promozione reale sul campo in Lega Pro Prima Divisione tra Vigor-Paganese. Ricordate? Vigor terza con 80 punti, dietro Perugia e Catanzaro (scontro diretto perso per il braccino corto!) promosse direttamente dopo la regular season! Paganese sesta (!) e distaccata di ben 25 dicasi 25 punti dalla Vigor! Dunque qui il distacco era ancora maggiore. Anche allora, ai play off, doppia sconfitta tra andata e ritorno – nonostante l’osannato Mancosu – e due rigori sbagliati dai vigorini! Così Paganese terza promossa!
E non finisce qui! Stagione 2012-13: davanti all’ennesimo esodo a Marcianise del popolo lametino, alla semifinale play off la Vigor perde 2-0 in Campania (dopo aver fatto 1-1 a Lamezia) e cede la finale proprio al Marcianise, che poi batterà il Celano e salirà in Lega Pro Prima Divisione. E che dire ancora dei tre secondi posti in D (dietro Ragusa, Cavese e Rende) spendendo fiumi di quattrini?
Una memoria buia che certo riapre vecchie ferite in chi vi scrive che, in quasi tutte le anzidette gare, era presente in persona. Delusioni! Tante! Gioie, poche! Il colpo di grazia poi, nel vergognoso 2015 che al sol pensiero mi provoca ancora oggi ribrezzo, per cui non c’è bisogno di ricordare un bel nulla! Tra l’altro cosa bisognerebbe ricordare? bande di albanesi e miserrimi sconosciuti, che noi sì per davvero mai avevamo visto bazzicare il D’Ippolito per i loro loschi affari, sulle spalle della gloriosa Vigor, bene inteso!
Da lì in poi una forzata (ed inevitabile) assenza personale dal D’Ippolito anche perché, pur restando la passione intrinseca, non si campa d’aria (!) tra i dilettanti frequentati da allora dalla Vigor, per cui gli impegni professionali sono stati giocoforza altri e preminenti. Ciò nonostante, domenica scorsa davanti al video di Antenna Sud da Bisceglie – magari abbassando spesso il volume per non rovinarmi l’udito a causa di due tifosi sfegatati al microfono, ma a tutto deve pur esserci un limite! – c’eravamo anche noi. La soddisfazione al gol di Bernardi è durata fino a quegli ultimi venti secondi. Già prima in verità, le azioni mancate dal bravo Giovannino, le incertezze del portiere e l’errore finale valsa la gratuita punizione da cui scaturisce il gol del pari, lasciava foschi presagi. E puntualmente eccoli materializzarsi a fil di sirena! Un vero peccato. Una jattura più propriamente! Quasi un voler ricordare che una certa maledizione è sempre in agguato per i colori biancoverdi.
Da altre parti a noi vicine, negli ultimi vent’anni, si sono assaporate serie A, B e C con dolci risalite e talvolta ripide discese, ma parliamo comunque pur sempre di professionismo. Qui no! Qui ogni volta bisogna scalare l’Everest! Attrezzarsi storicamente con la calcolatrice per il minutaggio; pregare sponsor ed imprenditori per contribuire a quel divertimento ad inseguire un pallone, che spesso non ha centrato la porta. E come dimenticare le colazioni al sacco con partenza la domenica mattina per lunghe trasferte, con Gennarino Pulice in panchina a conquistar una salvezza grazie anche al rigore di Lio.
Ammetto che non fosse facile riprendere il filo di un discorso interrotto traumaticamente con Dirty Soccer nel 2015. Quello sì un vero spartiacque negativo per la malandata e spesso maltrattata storia vigorina. Poi la meteora-Saladini che ha fatto il resto. Il prosieguo ha dimostrato, ancora una volta, le difficoltà di programmazione dovute, è plausibile ritenere, alle ataviche ed insuperabili ristrettezze economiche. Per intenderci qui non c’è un Antonini, presidente del Trapani, di turno, che non solo ha speso tanto, ma l’ha fatto con costrutto e gente competente. Qui c’è un gruppo volenteroso che va sicuramente elogiato perché quando si spendono comunque soldini – che non è solo per una squadra di calcio, quanto per le ricadute sociali, economiche e quant’altro in città – va sicuramente ringraziato.
Certo, sommessamente, una domanda sorge spontanea. Perché non iniziare a luglio scorso un progetto qualitativamente più forte, come magari poi si è fatto aggiustando la squadra tra dicembre e gennaio con i dovuti rinforzi? Il rimpianto ovvio che poi resta. E’ naturale e legittimo. Tant’è. Ormai – senza presunzione – la convinzione in noi aumenta sempre più, ovvero che nel calcio non si inventa nulla. Fin dalle categorie più basse servono quattrini, tanti quattrini! Per noi ‘sfortunati’ che, in un secolo di storia biancoverde, – parlo in particolare della mia generazione ma ritengo anche di quelle precedenti e successive – abbiamo applaudito l’entusiasmante (ed unica) cavalcata della ‘banda’-Tascone (37 anni fa!); i gironi di andata di Nicolini e Scorsa; il 4-2-4 del dottor Provenza; e quello spettacolo della natura calcistica che risponde al nome di Nacho Castillo! Ecco quindi che – con modi, programmi, atteggiamenti, fatti, DIVERSI – l’idea della squadra unica ci ‘aveva’ sempre appassionato, in luogo di tanti orticelli che verranno come sempre irrigati con gli annaffiatoi piuttosto che con moderni impianti irrigui. Tant’è… Così è, se vi pare…